Comunità energetiche e Incentivi statali per il fotovoltaico nel 2023

Grazie alla conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 sono state introdotte anche nel nostro Paese le “Comunità Energetiche Rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE). Ma che cos’è una comunità energetica? Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale.

Come funziona una comunità energetica?

l primo passo da compiere è la costituzione di un’entità legale tra i futuri soci della comunità, siano essi persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali o amministrazioni pubbliche locali.

Dal momento che, per legge, lo scopo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme più comunemente utilizzate per ragioni di praticità e convenienza sono quelle dell’associazione riconosciuta o della cooperativa. Il passo successivo consiste nell’individuare l’area dove installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che dev’essere in prossimità dei consumatori.

Questo significa, per esempio, che una PMI oppure una Pubblica Amministrazione possono installare un impianto fotovoltaico, rispettivamente sul proprio stabilimento produttivo o scuola, e condividere l’energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che hanno deciso di far parte della comunità.

Allo stesso modo si possono costituire comunità di quartiere, comunità agricole, comunità di borgo e così via. L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della comunità: può essere messo a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti o addirittura da un soggetto terzo. 

Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità può fare istanza – anche tramite un’azienda esterna allo scopo delegata al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. È bene chiarire che gli incentivi non sono riconosciuti a tutta l’energia prodotta, ma solo a quella condivisa all’interno della comunità, cioè a quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria di produzione. Qualora la produzione sia superiore al consumo, per l’energia eccedente viene riconosciuto alla comunità il solo valore economico dell’energia, senza ulteriori benefici. Tale energia può anche venire immagazzinata in sistemi di accumulo (tipicamente batterie elettrochimiche agli ioni di litio) per essere poi utilizzata quando le fonti rinnovabili non sono utilizzabili (per esempio di notte nel caso dei pannelli solari) o quando se ne verifichi la necessità (per esempio per far fronte a picchi di domanda).

Per ripartire fra i membri i ricavi derivanti dall’energia prodotta ci si attiene alle regole di funzionamento della comunità energetica, che ciascuna comunità stabilisce liberamente attraverso un contratto di diritto privato. Per esempio si può decidere di ripartire i guadagni della vendita dell’energia in eccesso in modo uguale fra tutti i soci ma di privilegiare, nella suddivisione degli incentivi, quanti si sono adoperati affinché i propri consumi fossero contemporanei alla produzione di energia o addirittura premiare quei soggetti che hanno messo a disposizione i propri impianti per il beneficio comune.

Da un punto di vista pratico, ogni membro della comunità continua a pagare per intero la bolletta al proprio fornitore di energia elettrica, ma riceve periodicamente dalla comunità un importo per la condivisione dei benefici garantiti alla comunità. Tale compenso, non essendo tassato, equivale di fatto a una riduzione della bolletta.

Comunità energetiche: vantaggi e benefici

Le comunità energetiche hanno numerosi impatti positivi su persone, enti e comunità coinvolte:

  • Benefici economici. Grazie ai meccanismi di incentivazione derivanti dall’energia prodotta e utilizzata, la comunità è in grado di produrre un “reddito energetico” da redistribuire.
  • Benefici ambientali. Da un lato si evita di produrre energia da fonti fossili liberando CO2, dall’altro di dissipare energia in perdite di rete.
  • Benefici sociali. Si stimola l’aggregazione sociale sul territorio e si educano i cittadini a una cultura rivolta alla sostenibilità urbana, coinvolgendo tutte le fasce della popolazione.

Provvedimento in arrivo sulle comunità energetiche

L’ultima tessera del quadro è costituita dal Decreto Ministeriale attuativo, ossia l’atto che disciplinerà gli incentivi per le diverse configurazioni dell’autoconsumo. Il testo era in consultazione pubblica nel mese di dicembre e il 23 marzo è stato inviato a Bruxelles per ottenere il via libera della Commissione europea. Una volta approvato e firmato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (ex Transizione Ecologica), renderà completamente operative le novità del Dlgs 199/2021.

In attesa del provvedimento, secondo le informazioni oggi disponibili, l’incentivo sarà rivolto a tutto il territorio nazionale e prevedrà una potenza massima agevolabile di 5 GW entro il 31 dicembre 2027. 

Stando alle anticipazioni circolate sulla proposta, il decreto comunità energetiche prevedrebbe tre fasce di incentivi:

  • per impianti tra sotto i 200 kW, una tariffa fissa di 80€ per MWh più una tariffa variabile con tetto ai 120€ al MWh;
  • per impianti tra i 200 e i 600 kW, una tariffa fissa di 70€ per MWh più una tariffa variabile con tetto ai 110€ al MWh;
  • per gli impianti sopra i 600 kW, una tariffa fissa di 60€ per MWh più una tariffa variabile con tetto ai 100€ al MWh;

Il testo dovrebbe riportare inoltre un premio di 4€ per MWh per le Regioni del Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo) e di 10€ per MWh per quelle del Nord.

La proposta di decreto sulle comunità energetiche contempla al suo interno anche l’attuazione della misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza: un intervento da 2,2 miliardi finalizzato a realizzare almeno 2 GW di CER nei Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti.

In seguito, la direttiva REM II è stata recepita con il d.lgs. 8 novembre 2021 n. 199 “Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell’11 dicembre 2018, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”. 

La nuova normativa ha segnato un cambio di passo per quanto concerne l’ambito di applicazione delle Comunità energetiche, in quanto essa è intervenuta, anche in risposta alle criticità sollevate da una pluralità di attori, su alcuni elementi di rilievo, quali i possibili attori partecipanti alla comunità energetica, la struttura degli impianti produttivi e la loro potenza, al fine di:

  • ampliare le tipologie di soggetti partecipanti, includendo anche le imprese del terzo settore e gli enti religiosi, nonché tutte le amministrazioni locali dell’elenco ISTAT; 
  • aumentare la potenza energetica ammessa ad incentivo dai 200 KW previsti precedentemente a 1 MW;
  • modificare il presupposto del collegamento dei partecipanti alla medesima cabina da secondaria a primaria. 

Sono molti i soggetti, tra enti pubblici e imprese, che hanno deciso di attendere il quadro completo per fare i primi passi nel mondo delle comunità energetiche, tuttavia gli aspetti principali della disciplina sembrano sufficientemente consolidati per potere avviare delle riflessioni preliminari per la loro costituzione.

Infatti si ritiene che coloro che avvieranno questo progetto in ritardo avranno difficoltà a reperire gli strumenti e le professionalità necessarie per avviare le CER: si potrebbe incorrere in un aumento dei prezzi delle componenti per gli impianti solari e a difficoltà nel reperire fornitori e installatori in grado di completare i lavori in tempi rapidi.

Si consiglia a tutti coloro che sono interessati, di valutare in via preliminare gli interventi da realizzare e contestualmente redigere un business plan, in modo da avere un’idea più completa di quelle che sono le possibili convenienze derivanti dalla costituzione di una Comunità energetica.

Le comunità energetiche in Italia

Secondo il rapporto Comunità rinnovabili 2021 di Legambiente, in Italia sono attive o in corso di attivazione sulla base dell’attuale normativa 20 comunità energetiche rinnovabili, distribuite un po’ su tutto il territorio nazionale, mentre altre 7 sono in progetto. Gli impianti di autoproduzione risultano essere per lo più di taglia compresa tra i 20 e i 60 kW, ma con significative eccezioni.

Le comunità energetiche esistenti vedono coinvolti Comuni, famiglie, imprese private, enti pubblici, cooperative e anche aziende agricole. Per il futuro è attesa una crescita esponenziale del loro numero. Uno studio del Politecnico di Milano (Electricity Market Report) stima che entro il 2025 le energy community italiane saranno circa 40mila e coinvolgeranno circa 1,2 milioni di famiglie, 200mila uffici e 10mila PMI.

Incentivi statali per il fotovoltaico

Sul tema dei bonus statali e degli incentivi aleggia spesso un’aria di perplessità e di incredulità. In fondo, perché lo Stato dovrebbe spendere dei soldi per far risparmiare i cittadini sulle bollette? Il 2022 probabilmente ha reso chiaro a tutti che la dipendenza energetica dall’estero mette a rischio l’intero sistema economico nazionale, senza considerare tutto il tema della lotta ai cambiamenti climatici, con obiettivi concordati a livello internazionale, da raggiungere obbligatoriamente, pena il pagamento di sanzioni molto salate.

Lo Stato, dunque, è ben disposto ad aiutare i cittadini ad investire in tutte quelle soluzioni che permettono di risparmiare energia, grazie all’efficienza energetica, o che consentono di produrre nuova energia, sia per autoconsumo che da far confluire in rete. Inoltre, con l’installazione di piccoli impianti, si garantisce richiesta nel settore, con conseguenti effetti benefici sul fronte occupazionale.

Gli incentivi per il 2023

Le misure di incentivo nell’anno 2023 per chi decide di installare un impianto fotovoltaico sono essenzialmente le seguenti:

  • Bonus Ristrutturazioni al 50%
  • Superbonus 90%
  • IVA agevolata al 10%
  • Collettori solari con Ecobonus 65%
  • Decreto FER2

Bonus Ristrutturazioni al 50%

La misura principe per incentivare l’installazione di tetti solari è da anni il cosiddetto Bonus ristrutturazioni, con aliquota al 50%, prorogata nuovamente fino a dicembre 2024 (in origine l’aliquota era al 36% e, salvo nuove proroghe, tornerà a tale aliquota da gennaio 2025).

Il bonus ristrutturazioni viene erogato nella forma del credito d’imposta IRPEF, frazionabile in 10 quote annuali di pari importo.

Il credito d’imposta può sempre essere ceduto, alla ditta installatrice o ad un istituto di credito. Tuttavia, con la stretta introdotta dal decreto Anti frodi, le banche hanno ridotto drasticamente l’acquisto di crediti d’imposta, oltre a far lievitare i costi della cessione (complice anche l’aumento dei tassi di interesse).

Per questo motivo, nel 2023 la cessione del credito, anche con lo sconto in fattura, è meno conveniente che in passato, per cui la scelta più vantaggiosa è sempre quella di portare direttamente in detrazione il credito d’imposta nella propria dichiarazione dei redditi.

Ricordiamo che il bonus ristrutturazioni del 50% può essere richiesto anche per l’acquisto di un pannello solare plug and play da balcone, ideale per chi non ha la possibilità di installare un impianto tradizionale, ma vuole autoprodurre fino al 25% del proprio fabbisogno con un investimento molto contenuto.

Superbonus 90%

Nell’ambito del Superbonus, il fotovoltaico è un intervento “trainato”, quindi secondario e subordinato all’esecuzione di lavori trainanti principali obbligatori, come l’esecuzione dell’isolamento dell’abitazione (cappotto e/o sostituzione infissi) e/o la sostituzione dell’impianto di generazione del calore con una pompa di calore o con una caldaia a gas a condensazione, il tutto garantendo un salto minimo di due classi energetiche dell’immobile.

Ricordiamo soprattutto che il Superbonus può essere richiesto solo per lavori che riguardano l’intero immobile. Per cui, se non si abita in una villetta o una casa indipendente, per installare il fotovoltaico con il Superbonus è necessario che tutti gli inquilini del palazzo in cui si vive effettuino i lavori.

Occorre sottolineare che, per il 2023, il Superbonus è passato dal vecchio 110% al 90% delle spese sostenute. Per questo motivo, non c’è più la possibilità di avere tutto gratis e, soprattutto, non vi è più la certezza di poter fare i lavori con lo sconto in fattura o con la cessione del credito alla banca. A differenza del bonus ristrutturazioni, il credito d’imposta IRPEF deve essere portato in detrazioni in 5 quote annuali, e non in 10, riducendo ulteriormente il margine di applicabilità.

Infine, è stato introdotto, per le abitazioni unifamiliari, il cosiddetto quoziente familiare reddituale, che consente solo alle famiglie con reddito fino a 15.000 euro/anno di accedere a tale incentivo.

In base a quanto esposto, quindi, ci sentiamo di sconsigliare la misura del Superbonus se si vuole installare il solo fotovoltaico. Per chi dovesse effettuare lavori di riqualificazione più invasivi, incluso il generatore di calore, e non fosse in grado di trovare una ditta che possa offrire lo sconto in fattura, suggeriamo di valutare il ricorso ad Ecobonus + Bonus Ristrutturazioni piuttosto che al Superbonus.

IVA agevolata al 10%

Una misura di incentivo spesso trascurata, ma assolutamente importante per chi acquista e installa un impianto fotovoltaico, è la riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 10%.

La riduzione si applica sia ai costi del materiale che alle spese di progettazione e installazione dell’impianto stesso, a patto che l’impianto venga installato da una persona fisica su immobili ad uso abitativo.

L’aliquota IVA ridotta si applica a prescindere dalle eventuali detrazioni fiscali da richiedere.

Collettori solari con Ecobonus 65%

Per installare collettori solari destinati ad un accumulatore termico per la produzione di acqua calda sanitaria e riscaldamento degli ambienti, fino al al 31 dicembre 2024 si può ricorrere all’Ecobonus 65% ordinario. La detrazione (in dieci rate annuali di pari importo) si applica fino ad un massimale di spesa pari a 60.000 euro per unità immobiliare.

Sono ammessi all’incentivo abitazione e appartamenti privati, immobili aziendali e strutture ricettive, ad esempio come supporto ai servizi offerti in albergo o negli agriturismi (bagni, camere, piscine, ecc.) e sono detraibili tutte le spese: fornitura, posa in opera, opere murarie a supporto, spese professionali, etc.

Per la detrazione fiscale servono i consueti documenti: attestazione energetica A.P.E. prima e dopo i lavori per dimostrare il miglioramento di due classi energetiche, asseverazione tecnica di conformità.

Decreto FER2

Il decreto Fer2 è il provvedimento, curato dal Ministero della Tradizione ecologica e quello dell’Economia, che sostiene attraverso incentivi dedicati la produzione elettrica di impianti rinnovabili innovativi o con costi di generazione elevati. Un ambito in cui rientrano le centrali elettriche a biogas e a biomasse, il solare termodinamico, la geotermia e l’eolico offshore. Tra le prime novità nella nuova bozza FER2 – che non costituisce ancora il testo definitivo – sono inseriti per esempio tra gli impianti eolici in mare sia quelli galleggianti che quelli a fondamenta fisse “ad opportuna profondità” e quelli legati al recupero di infrastrutture offshore dismesse.

SE SIETE INTERESSATI E DESIDERATE RICEVERE ULTERIORI INFORMAZIONI CONTATTATECI!